L'incontro delle parallele

Carlo Villa

L'incontro delle parallele

Carlo Villa da anni per sopravvivere alle disperanti notizie che subisce dai giornali d’ogni valenza e redazione, senza potervi porre altro rimedio, va dedicando le sue ultime energie alla stesura d’un diario d’indignato contenimento, rispetto a un così pesante giogo fallimentare; e in questo “Incontro delle parallele” ci offre un’ulteriore diagnosi sull’essudativo delle arroganze politiche provenienti dalla Prima fino alla Terza Repubblica e dalle intolleranze religiose di nessun rispetto per le più elementari esigenze dell’uomo nel suo bisogno di conoscersi meglio, il repertorio utilizzato dallo scrittore avvalendosi d’una vibrante espressività che analizza le patologie dei molteplici assunti presi in esame, familiari e sociali che siano, con graffiante immaginazione. Solo avesse l’opportunità d’essere letto, e com’è successo già per le sue precedenti puntate, non fosse invece soffocato da un’ostracismo recensorio incomprensibile, di non minor cruccio per il nostro autore, che da almeno tre generazioni ormai si vede così tagliato fuori da ogni possibile incontro coi suoi potenziali lettori, privo com’è stato ridotto d’un’adeguata forza contrattuale per farlo, ostacolato da scelte editoriali pilotate ad arte verso centoni e manicaretti culinari producenti quel lucro incessante volto a un abbassamento delle coscienze al livello vegetativo più squallido.
Stando così le cose e considerata la bibliografia del Nostro e la strenua fedeltà dimostrata nel proseguirla, bisognerà pur chiederselo come mai al di là della risposta purtroppo scontata, un autore di così risentita sensibilità fin dal suo esordio nel descrivere le infelicità dell’uomo – come attestano le prestigiose firme, non a caso perlopiù d’altri tempi, riportate in appendice al libro – possa, giunto alla fine dei suoi giorni, restare ancora relegato in un limbo tanto inconsulto, nonostante la militanza d’indubbia scienza e riconosciuta perizia accademica che popola gli odierni spazi destinati alla disciplina dello scrivere: singolarmente tutti concordi ad ogni nuovo titolo dello scrittore nel non notiziarlo affatto, benché puntualmente raggiunti allo scopo, assediati come sono da pressioni diversamente vantaggiose. La cosa facendo sorgere il sospetto che, com’è nella politica quando ci si adoperasse a suscitare nuova sensibilità nell’individuo, anche nelle lettere gli organizzatori di parole inesigibili nei sempre più imperversanti drugstore, eccoli lasciati languire, secondo l’orrida sentenza adeguatamente parafrasata, proveniente dall’autore d’una “Gerusalemme” che non verrà mai del tutto liberata: perché il reo si salvi, il giusto pera.
Detto ciò, sia devoluto, se non all’autore d’un così inumato percorso, qualche conforto almeno alla giovane sigla editoriale che da più d’un decennio s’è generosamente impegnata a sostenerlo, contro ogni barricata contraria d’una critica che ne mina l’instancabile laboratorio testimoniale, da Villa condotto sempre dal di dentro d’una scrittura d’incalzante plasticità: com’ebbero a segnalare di lui oltre mezzo secolo fa Vittorini e Calvino: che lo vollero per questo all’Einaudi degli anni eroici, data la parola utilizzata dallo scrittore sempre con identica responsabilità, in prosa come in poesia: lo stesso titolo presente indicando con le aberrazioni delle “larghe intese” politiche, anche quelle altrettanto inquietanti dell’odierna critica e quella della più accreditata editoria.

libro

Prezzo € 18.00

pp. 328

Formato 14x21

Anno 2013

ISBN 9788860322722


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