Nel 1992, la giornalista del «Manifesto» Lidia Menapace e la teologa Adriana Zarri diedero vita a una polemica – cui non fu estraneo lo scrittore Sebastiano Vassalli – circa l’accusa di misoginismo rivolta a don Lorenzo Milani.
Nel libro si traccia un nuovo e suggestivo percorso d’indagine, teso a ribaltare quell’accusa, anzi, a dimostrare la validità del prezioso contributo offerto dal religioso fiorentino nello scandagliare la condizione sociale di retroguardia della donna negli anni Cinquanta, Sessanta e a preconizzare la sua emancipazione fino a prevederne l’impegno politico e sindacale, anticipando, di fatto, idee e conquiste del nostro tempo.
Nel saggio emergono dieci profili di donne del passato, ma, nel contempo, straordinariamente attuali, pedine fondamentali nella vita del priore. Modelli femminili di riferimento, discreti e pregnanti di idealità forti, aderenti ai tempi di allora come a quelli viventi, esemplificazione di un faticoso cammino di progresso di genere a tutela di diritti spesso violati e ancor non interamente riconosciuti.
Idee predittive, anticipazioni e intuizioni – quelle del prete scomodo toscano – di un femminismo ante litteram, non di maniera, fino a questo momento poco esplorato, ignorato e mal interpretato.