di Matteo Sarni
di Arnaldo Di Benedetto
di Giuseppe Iannaccone
È vero che la letteratura è falsa (è menzogna, è finzione, è invenzione), ed è vero in molti sensi. Il più antico dei quali, e forse il più irrimediabile, è legato all'originaria inimicizia fra i libri e la realtà: alla presunzione cioè, che ogni libro sempre nutre, di spacciarsi per vero, di sostituirsi alla realtà, di renderla in qualche modo superflua.
Verosimile, veridico, vero: questo è quanto ogni libro, in un crescendo di velleità, aspira ad essere, e paradossalmente tanto più quando sia per sua natura (è il caso del romanzo e della fiction in genere) impossibilitato a diventarlo. Cosicché assistiamo da sempre, nella storia letteraria, a una grande varietà di strategie che gli autori attuano per legittimare la propria opera, per dimostrare la sua autenticità o almeno per dissimulare la sua inautenticità; o, ancora, per declinare la responsabilità, moralmente ingiustificabile, della sua creazione.
È in questo terreno che si radica l'invenzione del manoscritto ritrovato. Luogo comune strutturato e presente fin dai primordi della letteratura, esso consente infatti a un autore di attribuire a un altro l'origine della propria scrittura, e poco importa se chi legge ne diffida e non ci crede.
Seguìto attraverso i secoli, tale artificio può diventare la traccia di una curiosa riscrittura della storia letteraria, come accade in questo libro per quanto riguarda la letteratura italiana, all'insegna della contraddizione fra produzione di menzogna e volontà di verità; e può farci riflettere, una volta di più, sul difficile compito dei mondi fittizi e sull'ingrato destino dei loro creatori.
Prezzo € 18.00
pp. 256
Formato 16x24
Anno 2006
ISBN 9788887048766