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Un’analisi dell’intera produzione letteraria del giovane Palazzeschi nell’ambito della crisi filosofica di inizio Novecento. In questo volume, Mimmo Cangiano restituisce a Palazzeschi la statura europea che gli compete, ricostruendo una poetica in grado di rivaleggiare, per complessità e consapevolezza, con quella di alcuni maestri del modernismo d’oltralpe. Critica della metafisica e critica delle possibilità conoscitive del soggetto, attacco all’istituto formativo del linguaggio e ideazione di un diverso modello d’avanguardia.
Nel declino della tradizione dei grandi sistemi filosofici emerge così un ritratto di Palazzeschi impegnato a scardinare (con le armi dell’ironia, dell’umorismo e di un rinnovato concetto di ragione) le certezze gnoseologiche fino ad allora consuete.
Vero centro dell’analisi è il dissidio fra il concetto di “vita” e quella di “forma” così come in quegli anni viene elaborato, in Europa, da filosofi quali Simmel e Lukács e, in Italia, da intellettuali del calibro di Pirandello e Michelstaedter.
Palazzeschi si inserisce nel dibattito in punta di piedi, senza mai rinunciare alla propria proverbiale “leggerezza”, e raggiunge in tal modo risultati sorprendenti, che lo portano fino al punto di poter essere preso a campione di una prospettiva culturale già proiettata, nell’orizzonte nietzschiano, a rivolgere le armi del nichilismo contro il nichilismo stesso, non parteggiando, per usare termini generali, né per Dio né per il nulla.
pp. 224 formato 16x24
anno di edizione 2011
isbn 978-88-6032-141-1
supporto cartaceo
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